committente Comune di Venezia
stazione appaltante Edilvenezia spa
importo lavori 654.977,46 euro (lotto 1 stralcio 1), 7.151.831,14 euro (lotto 1 stralcio 2), 2.714.659,58 euro (lotto 1 stralcio 3); 11.947.771,37 euro (lotto 2 stralcio 1), 5.983.359,77 euro (lotto 2 stralcio 2)
inizio-fine lavori 1995-1999 (lotto 1), 2000-2006 (lotto 2)
responsabile intervento geom. Claudio Michieletto
direttore tecnico ing. Flavio Bellin, ing. Paolo Giunchi, ing. Luigi Zeno
progetto architettonico arch. F. Mancuso, ing. F. Bono
progetto strutturale ing. G. Dall’Aglio
progetto impianti ing. A. Boeche, ing. E. Miozzo
direttore dei lavori ing. Francesco Bono
impresa esecutrice ing. Enrico Pasqualacci srl (lotto 1 stralcio 1), Iccem spa (lotto 1 stralcio 2 e 3), Consorzio Schiavina – Adanti (lotto 2)
lavori di realizzazione alloggi per anziani (adeguamento tecnico-funzionale, restauro e ristrutturazione edilizia)
Nel quadro assodato del progressivo invecchiamento della popolazione residente in città e della conseguente domanda sociale di alloggi per anziani, emerge con particolare rilievo il problema degli anziani non autosufficienti, per i quali la soluzione abitativa richiede edifici concepiti ad hoc, dotati di servizi residenziali e assistenziali specifici. La trasformazione del complesso di San Lorenzo, collocata all’interno di un disegno di riorganizzazione delle strutture urbane destinate agli anziani, risponde a questa impellente necessità.
L’intero fabbricato occupa un’area quasi quadrangolare di 4.725 mq, larga 100 m e profonda 60 m circa, delimitata su tre lati da canali e a sud da campo San Lorenzo. Il volume, con un solo ingresso dal campo, e facilmente accessibile dall’acqua mediante porte acquee sui tre fronti, è scavato all’interno da tre corti: il chiostro centrale, nucleo storico del complesso, completamente colonnato; la corte orientale, porticata su un lato; la corte occidentale, di minori dimensioni. Gli alti fronti gli conferiscono un aspetto austero e introverso, generato dalle trasformazioni d’uso improntate da sempre alla nozione di luogo chiuso e segregato: fu, tra l’altro, monastero benedettino, poi casa d’industria per i poveri della città, deposito di mendicità, infermeria, centro geriatrico comunale. Risultato, quindi, di un’intensa stratificazione storica e funzionale succedutasi per più di un millennio – San Lorenzo è uno dei primi monasteri urbani presenti in città fin dal IX secolo – il complesso assume l’attuale fisionomia intorno al quarto decennio dell’Ottocento per una radicale ristrutturazione che ne ha garantito tuttavia, fino ad oggi, solidità strutturale e di impianto. Si susseguono poi, per tutto il Novecento, molteplici e casuali interventi; oltre alla sopraelevazione nel 1946 di un piano della facciata verso il campo – un lungo corpo di tre piani ritmato rigidamente – vengono aggiunti via via nuovi volumi tecnici e porzioni edilizie.
Nel 1991 viene redatto il progetto di recupero architettonico e funzionale dell’intero fabbricato e si prevede di ospitarvi residenze per anziani non autosufficienti, affiancandovi un numero ridotto di alloggi per autosufficienti (per un totale di 222-232 ospiti permanenti) e vari servizi e strutture aperti alla città, in modo da non specializzarne eccessivamente la frequentazione. Il programma degli interventi si articola in due lotti operativi, ulteriormente suddivisi in stralci, principalmente per evitare il trasferimento dei residenti durante i lavori (la struttura, gestita dall’Ire come casa di riposo per anziani, ospitava infatti 80 persone circa).
Al piano terra trovano posto i servizi disponibili anche all’utenza esterna: servizi collettivi e generali, presidi sanitari-assistenziali, centro diurno. Allo scopo di integrare gli spazi scoperti, interni e cittadini, alle funzioni degli ambienti circostanti, sono stati concentrati verso il campo (dotandoli di ingressi esclusivi) il poliambulatorio e, liberando l’invaso dell’antica chiesa di San Sebastiano, la sala polivalente (auditorium, teatro, sala conferenze). Mentre attorno al chiostro sono state collocate le strutture connesse al tempo libero (ristorazione, attività occupazionali e di cura alla persona). I tre piani superiori sono invece riservati a stanze (1-4 posti letto) e alloggi per i residenti organizzati in nove nuclei residenziali, agevolmente collegati agli ambienti collettivi e ai presidi sanitario-assistenziali. Ogni nucleo è dotato di: pranzo, soggiorno, cucinino ausiliario, spazi per il coordinamento del servizio, bagno, vani per il personale, la biancheria, le pulizie. Gli alloggi ospitano: angolo cottura, zona giorno e notte per i monovano, soggiorno e stanza da letto per quelli a due vani e bagno.
La distribuzione orizzontale è realizzata da percorsi concepiti spazialmente e funzionalmente come prolungamento dei soggiorni piuttosto che come corridoi, e assumono due forme distributive: a spina centrale o a percorso periferico, variando la loro sezione in corrispondenza degli accessi alle camere. Tale scelta ha comportato la riorganizzazione della mobilità complessiva definendo un sistema che individua nel chiostro il nodo dei collegamenti orizzontali e verticali. A piano terra diventa luogo di convergenza dei flussi interni ed esterni in quanto su di esso si aprono le connessioni con gli altri spazi: a nord verso il ponte progettato su rio di San Giovanni Laterano; a est verso la corte Nova, e da qui alla porta d’acqua su rio della Pietà; a ovest, passando per la corte della Specieria, con la riapertura della calle interna parallela al campo, verso le porte d’acqua su rio di San Lorenzo. L’accessibilità ai tre piani superiori è altresì assicurata da quattro batterie di collegamento (vano scala ottocentesco esistente e ascensore-montalettighe nuovo) poste perimetralmente al chiostro, all’incrocio tra i corpi di fabbrica. Da questi nodi, il reticolo di soggiorni-corridoi serve agevolmente gli spazi di ogni piano.
Sono però soprattutto gli interventi architettonici realizzati sui margini del complesso a incidere sul rapporto tra edificio e tessuto urbano, favorendo l’osmosi con la città. I più cospicui riguardano il fronte nord, nel quale si ipotizza la costruzione di un fabbricato, destinato a coppie di anziani autosufficienti, e la riapertura del ponte sul rio di San Giovanni Laterano. Appunto tra i rii di San Lorenzo e San Giovanni Laterano, le incrostazioni tecnologiche e le manomissioni edilizie dei corpi, operate alla fine degli anni cinquanta e oggi particolarmente degradate, inducono a sostituire integralmente gli edifici esistenti, recuperandone il sedime ma variandone la volumetria. Il nuovo manufatto, coperto a falde, riprende l’altezza del corpo più basso (7,5 m circa) e scende ulteriormente in corrispondenza dell’incrocio con rio di San Lorenzo generando una terrazza. Liberato così visivamente l’angolo, si allinea all’antico muro in mattoni del monastero che prosegue lungo il rio, del quale ripropone il significato, anche nei materiali del basamento. I 10 alloggi (da 38 a 45 mq) sono ospitati sia al piano terra rialzato, accessibile dalla calle riaperta, sia al piano superiore; quest’ultimo, distribuito mediante un percorso pergolato affacciato sulla calle e sfociante sulla terrazza angolare, è servito da un scala collocata sulla nuova corte aperta verso il rio o tramite ascensore, raggiungibile da una passerella in quota. La facciata nord è costruita su una trama di elementi verticali e orizzontali in pietra d’Istria, che inquadrano sia le specchiature murarie intonacate, sia le bucature, disposte in modo da catturare la maggior quantità di luce. La posizione di questo corpo consente una relazione diretta con l’esterno e contemporaneamente con i servizi generali a piano terra.
La riapertura del ponte, ancora presente nel 1840, su rio di San Giovanni in Laterano si colloca all’interno dell’ipotesi di rivitalizzazione dell’area, soprattutto per la necessità di collegarla a nord a campo SS. Giovanni e Paolo e al circuito del trasporto pubblico, oggi assai difficoltoso da raggiungere. Attestata sulla corte in corrispondenza della scala di accesso al nuovo fabbricato e sull’altra riva in prossimità del sottoportico che immette in Barbaria delle Tole, la soluzione prevede una passerella mobile capace di far transitare, in posizione “alta” natanti e pedoni, in posizione orizzontale i disabili. Tra i vari interventi previsti si segnalano inoltre: verso rio di San Lorenzo, la costruzione di una copertura voltata, parzialmente trasparente, a servizio delle attività di idroterapia, che copre una parte inutilizzata tra l’alto muro conventuale e il corpo principale, senza modificarne le aperture; la rimodellazione dei profili altimetrici, in particolare del chiostro e della corte orientale, mediante il ridisegno di volumi, linee di gronda, parti di coperture; il restauro e la riqualificazione delle corti.
i numeri
220 posti letto
superficie utile 8.800 mq + 660 mq di portici e terrazze
area intervento 4.835 mq