committente Comune di Venezia
importo di gara complessivo 298 mila euro
inizio-fine lavori luglio 2006 – maggio 2007
responsabile intervento ing. Dino Cimoli
direttore tecnico ing. arch. Ivano Turlon e ing. Luigi Zeno
progetto ing. Dino Cimoli
direttore dei lavori ing. Dino Cimoli
coordinatore sicurezza in fase di progettazione ed esecuzione ing. Carlo Santaterra
impresa esecutrice Giovanni Giusto restauro e conservazione opere d’arte
lavori di restauro di ponte

Il programma “Restauro balaustre” aveva lo scopo di intervenire su cinque ponti del centro storico per ristabilire il corretto assetto statico delle balaustre, in modo da ripristinare la loro piena funzionalità e da evitare la caduta accidentale di frammenti di pietra. I ponti in oggetto sono stati i ponti del Vin, San Domenego, de la Sbiacca, de la Cereria, dei Bareteri. I ponti versavano in condizioni di degrado.
Si è proceduto al restauro delle strutture seguendo un iter prestabilito: rilievo fotografico e riporto grafico della struttura; numerazione di tutti gli elementi, smontaggio e accatastamento in luogo sicuro; rimozione di tutti i precedenti interventi ormai non più funzionali; revisione di tutte le incassature, incassi, piani d’appoggio o adesione; consolidamento di tutti gli elementi degradati; trattamento dei più rovinati con resine; eventuale integrazione delle parti mancanti; montaggio secondo l’assetto originale e ancoraggio alla struttura; stuccatura di connessioni, fori, fratture.

Il ponte de la Sbiaca fu disegnato da Eugenio Miozzi, lo stesso progettista del ponte dell’Accademia, degli Scalzi e di altri manufatti della città, e realizzato nel 1932 dall’Impresa Carena con una prassi costruttiva rigorosamente veneziana che non rinunciava, però, alle possibilità offerte dalle nuove tecnologie del tempo. Le balaustrate del ponte sono composte da 16 campate con 18 pilastrini e 122 colonnine. A contribuire in modo rilevante al degrado delle strutture è stata soprattutto l’esagerata rigidità determinata dalla tecnica di costruzione e di assemblaggio degli elementi lapidei.
Delle 122 colonnine 37 erano sospette di frattura. I due pilastrini di testa sul lato Dorsoduro oscillavano in modo anomalo se sottoposti a sollecitazione manuale. Gli elementi di copertura rivelavano distacco sulle connessioni, con palese irregolarità nelle linee.

Il ponte de la Cereria, sovrastante il rio Novo, fu disegnato da Eugenio Miozzi, lo stesso progettista del ponte dell’Accademia, degli Scalzi e di altri manufatti della città, e realizzato nel 1932 dall’Impresa Carena. Per le linee architettoniche e le tecniche di costruzione il ponte della Cereria risulta molto simile a quello degli Scalzi. Così pure per l’identica manifestazione di degrado, causata dalla tecnica di ancoraggio delle colonnine agli elementi perimetrali di contenimento, fatta con malta cementizia. Ciò ha comportato una eccessiva rigidezza per un manufatto che richiedeva, invece, tolleranza di movimento ed elasticità.
La percentuale di colonnine danneggiate era molto alta: su un totale di 112, 90 erano fratturate almeno in un punto. Due colonnine risultavano mancanti, altre potevano essere facilmente rimosse. La copertura palesava un allargamento nei punti di connessione e una perdita di assetto sequenziale.

I lavori hanno coinvolto anche ponti nei sestieri di Dorsoduro e San Marco