committente Comune di Venezia
stazione appaltante Edilvenezia spa
importo di gara 3.074.673,65 euro
inizio-fine lavori ottobre 1999 – agosto 2003
responsabile intervento geom. Rinaldo Povelato e geom. Claudio Michieletto
direttore tecnico ing. Flavio Bellin e ing. Luigi Zeno
progetto architettonico arch. R. Chirivi, arch. GB. Girello, arch. P. Oniga Farra
progetto strutturale ing. PL. Moro
progetto impianti ing. G. Babolin Alberti
direttore dei lavori arch. GB. Girello
impresa appaltatrice Co.ve.co. Consorzio Veneto Cooperativo scpa
impresa esecutrice CEL e CMR Filo
lavori di ristrutturazione edilizia con realizzazione di 32 alloggi e manutenzione straordinaria di 7 alloggi destinati alla rotazione

Accanto all’originario palazzo di fondazione quattrocentesca, nella seconda metà del Settecento – in seguito alla vendita alle monache Carmelitane Scalze – fu costruito il chiostro, il cui progetto non venne mai interamente completato. La caduta della Serenissima, l’avvento di Napoleone, la cessione della ex repubblica agli austriaci e la riannessione alla Francia, portarono alla chiusura del monastero e al passaggio in proprietà al demanio, fino al 1830, anno in cui vi si insedia l’ordine delle monache Agostiniane. Con la chiusura definitiva nel 1910, l’intero complesso diviene nuovamente di proprietà del Comune (di Murano prima e di Venezia successivamente) che utilizzò il fabbricato per ospitare le abitazioni delle famiglie indigenti, sfrattate o sfollate.
Localizzato nella parte nord dell’isola di Murano e delimitato da fondamenta Sebastiano Santi, calle del Convento e ramo del Convento, il manufatto è costituito dall’aggregazione e dall’evoluzione di diversi corpi edilizi distinti tra loro per funzioni e tipologia. Nonostante le condizioni di pesante degrado abitativo, le tre unità edilizie principali sono rimaste riconoscibili: il palazzo, il chiostro e le case dell’Ortolano. Il palazzo, di tre piani e affacciato sulla fondamenta del canale San Donato, presenta un impianto planimetrico con salone centrale passante, di distribuzione agli ambienti occidentali e alle due ali orientali, che racchiudono la corte; annesse al palazzo, sono state aggiunte nell’Ottocento una serie di stanze che inglobano la torre campanaria e un ridotto fabbricato. Il chiostro, di due piani e addossato al lato nord del palazzo, si sviluppa attorno a un cortile non porticato di 22×22 m circa ed è organizzato con ampi corridoi larghi 2 m circa; quattro scale, di cui tre settecentesche e una di recente costruzione, servono il primo piano. Situate nell’angolo sud-ovest, le case dell’Ortolano (o guardiano del convento), sono costituite da due piccoli edifici di due piani, unificati da una copertura a due falde, in origine collegati al palazzo tramite un passaggio sopra l’ingresso all’omonimo cortile; è stata infine aggiunta una casa di un unico piano.
Proprio le caratteristiche funzionali e distributive delle unità storiche hanno portato a limitare il programma di recupero edilizio, escludendo il palazzo che, data l’ampiezza dei locali, sarà in futuro utilizzato per attrezzature di interesse collettivo.
Muovendosi sulla base dei documenti datati 13 luglio 1757, l’intervento ha proposto la ristrutturazione e il risanamento del chiostro, con l’eliminazione di tutte le superfetazioni che alteravano la leggibilità del progetto settecentesco, e delle case dell’Ortolano, mediante la demolizione dei volumi esterni aggiuntivi. Un’operazione di sottrazione che mirava alla ricostituzione dello schema distributivo originario – attraverso la riconnessione dei quattro corridoi del chiostro e riprendendo, ove possibile, la ritmica scansione delle celle – e del sistema di accessibilità, con la riapertura dell’ingresso al chiostro dalla fondamenta, passando dal cortile dell’Ortolano, e degli accessi di servizio verso ramo del Convento. Contemporaneamente, è stata ripristinata la forometria, mentre scale tradizionali sono state introdotte negli edifici minori per servire le nuove unità abitative. Si sono inoltre riqualificati anche gli spazi esterni del chiostro e dell’area delle case dell’Ortolano razionalizzando i percorsi, ridisegnando la pavimentazione con materiali tradizionali (mattoni a spina di pesce, trachite e pietra d’Istria).
Dal punto di vista strutturale sono state recuperate le volte di quella che attualmente è destinata a sala comune e consolidate le travi lignee dei solai, oltre ad aver eseguito interventi di risanamento sulle strutture murarie verticali ammalorate sia per l’invasività degli interventi succedutesi negli ultimi cinquant’anni che per la poca manutenzione successiva.
Il complesso è stato infine dotato di un impianto fognario autonomo in depressione che convoglia le acque nere prima in un impianto di trattamento e successivamente nel collettore comunale.
Complessivamente l’intervento ha visto la realizzazione di 32 alloggi – 26 nel chiostro, di cui 2 attrezzati per disabili, 3 nella casa dell’Ortolano e nell’annesso al palazzo (rispettivamente con accessi dalla fondamenta e dal cortile dell’Ortolano) – di dimensioni variabili tra 28 e 83 mq. Considerato il carattere monumentale del complesso, è stato infatti possibile progettare la maggior parte delle abitazioni con una superficie inferiore ai 45 mq previsti dalla normativa vigente, destinandoli prevalentemente a persone singole, ad anziani o a giovani coppie.
Poiché le famiglie residenti nel complesso hanno continuato ad abitarvi anche durante i lavori, l’intervento è stato realizzato in quattro diverse fasi utilizzando alcuni alloggi all’interno del palazzo, opportunamente destinati e adeguati, dove sono state spostate, a rotazione, una decina di famiglie alla volta.

i numeri
32 alloggi (chiostro 26, casa dell’ortolano 3 e annesso al palazzo 3) + 7 (palazzo): dimensioni variabili tra 28 e 85 mq

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intervento concluso

recupero urbano dell’ex convento delle Agostiniane

calle del Convento, fondamenta Sebastiano Santi

commessa 60

committente Comune di Venezia

stazione appaltante Edilvenezia spa

importo di gara 3.074.673,65 euro
inizio-fine lavori 2.10.1999 – 01.08.2003
responsabile intervento geom. Rinaldo Povelato e geom. Claudio Michieletto
direttore tecnico ing. Flavio Bellin – ing. Luigi Zeno
progetto architettonico arch. R. Chirivi, arch. GB. Girello, arch. P. Oniga Farra
progetto strutturale ing. PL. Moro

progetto impianti ing. G. Babolin Alberti

direttore dei lavori arch. GB. Girello
impresa appaltatrice Consorzio Veneto Cooperativo scpa

impresa esecutrice CEL e CMR Filo

lavori di ristrutturazione edilizia con realizzazione di 32 alloggi e manutenzione straordinaria di 7 alloggi destinati alla rotazione

Accanto all’originario palazzo di fondazione quattrocentesca, nella seconda metà del Settecento – in seguito alla vendita alle monache Carmelitane Scalze – fu costruito il chiostro, il cui progetto non venne mai interamente completato. La caduta della Serenissima, l’avvento di Napoleone, la cessione della ex repubblica agli austriaci e la riannessione alla Francia, portarono alla chiusura del monastero e al passaggio in proprietà al demanio, fino al 1830, anno in cui vi si insedia l’ordine delle monache Agostiniane. Con la chiusura definitiva nel 1910, l’intero complesso diviene nuovamente di proprietà del Comune (di Murano prima e di Venezia successivamente) che utilizzò il fabbricato per ospitare le abitazioni delle famiglie indigenti, sfrattate o sfollate.

Localizzato nella parte nord dell’isola di Murano e delimitato da fondamenta Sebastiano Santi, calle del Convento e ramo del Convento, il manufatto è costituito dall’aggregazione e dall’evoluzione di diversi corpi edilizi distinti tra loro per funzioni e tipologia. Nonostante le condizioni di pesante degrado abitativo, le tre unità edilizie principali sono rimaste riconoscibili: il palazzo, il chiostro e le case dell’Ortolano. Il palazzo, di tre piani e affacciato sulla fondamenta del canale San Donato, presenta un impianto planimetrico con salone centrale passante, di distribuzione agli ambienti occidentali e alle due ali orientali, che racchiudono la corte; annesse al palazzo, sono state aggiunte nell’Ottocento una serie di stanze che inglobano la torre campanaria e un ridotto fabbricato. Il chiostro, di due piani e addossato al lato nord del palazzo, si sviluppa attorno a un cortile non porticato di 22×22 m circa ed è organizzato con ampi corridoi larghi 2 m circa; quattro scale, di cui tre settecentesche e una di recente costruzione, servono il primo piano. Situate nell’angolo sud-ovest, le case dell’Ortolano (o guardiano del convento), sono costituite da due piccoli edifici di due piani, unificati da una copertura a due falde, in origine collegati al palazzo tramite un passaggio sopra l’ingresso all’omonimo cortile; è stata infine aggiunta una casa di un unico piano.

Proprio le caratteristiche funzionali e distributive delle unità storiche hanno portato a limitare il programma di recupero edilizio, escludendo il palazzo che, data l’ampiezza dei locali, sarà in futuro utilizzato per attrezzature di interesse collettivo.

Muovendosi sulla base dei documenti datati 13 luglio 1757, l’intervento ha proposto la ristrutturazione e il risanamento del chiostro, con l’eliminazione di tutte le superfetazioni che alteravano la leggibilità del progetto settecentesco, e delle case dell’Ortolano, mediante la demolizione dei volumi esterni aggiuntivi. Un’operazione di sottrazione che mirava alla ricostituzione dello schema distributivo originario – attraverso la riconnessione dei quattro corridoi del chiostro e riprendendo, ove possibile, la ritmica scansione delle celle – e del sistema di accessibilità, con la riapertura dell’ingresso al chiostro dalla fondamenta, passando dal cortile dell’Ortolano, e degli accessi di servizio verso ramo del Convento. Contemporaneamente, è stata ripristinata la forometria, mentre scale tradizionali sono state introdotte negli edifici minori per servire le nuove unità abitative. Si sono inoltre riqualificati anche gli spazi esterni del chiostro e dell’area delle case dell’Ortolano razionalizzando i percorsi, ridisegnando la pavimentazione con materiali tradizionali (mattoni a spina di pesce, trachite e pietra d’Istria).

Dal dal punto di vista strutturale sono state recuperate le volte di quella che attualmente è destinata a sala comune e consolidate le travi lignee dei solai, oltre ad aver eseguito interventi di risanamento sulle strutture murarie verticali ammalorate sia per l’invasività degli interventi succedutesi negli ultimi cinquant’anni che per la poca manutenzione successiva.

Il complesso è stato infine dotato di un impianto fognario autonomo in depressione che convoglia le acque nere prima in un impianto di trattamento e successivamente nel collettore comunale.

Complessivamente l’intervento ha visto la realizzazione di 32 alloggi – 26 nel chiostro, di cui 2 attrezzati per disabili, 3 nella casa dell’Ortolano e nell’annesso al palazzo (rispettivamente con accessi dalla fondamenta e dal cortile dell’Ortolano) – di dimensioni variabili tra 28 e 83 mq. Considerato il carattere monumentale del complesso, è stato infatti possibile progettare la maggior parte delle abitazioni con una superficie inferiore ai 45 mq previsti dalla normativa vigente, destinandoli prevalentemente a persone singole, ad anziani o a giovani coppie.

Poiché le famiglie residenti nel complesso hanno continuato ad abitarvi anche durante i lavori, l’intervento è stato realizzato in quattro diverse fasi utilizzando alcuni alloggi all’interno del palazzo, opportunamente destinati e adeguati, dove sono state spostate, a rotazione, una decina di famiglie alla volta.

i numeri

32 alloggi (chiostro 26, casa dell’ortolano 3 e annesso al palazzo 3) + 7 (palazzo): dimensioni variabili tra 28 e 85 mq